L’allarme è stato lanciato attraverso il New York Times dal Reef Check, un'associazione statunitense che si interessa dello stato delle barriere coralline nel mondo. Non usa mezzi termini per descrivere quanto la barriera corallina di Haiti sia in grave pericolo.
Ben l’85% degli abintanti dei suoi mari che la popolavano qualche decennio fa sono scomparsi.
Le cause di ciò sono collegate ai cambiamenti climatici e alla pesca intensiva.
Parliamo di Haiti, il paese che si trova nella peggiore condizione economica di tutto il continente americano, terra in cui il tristemente noto terremoto che si è abbattuto nel 2010 ha aggravato condizioni di vita già molto difficili.
Haiti si trova sull’isola di Hispaniola,dove si trova anche la più ricca Repubblica Domenicana.
La popolazione di Haiti ha vissuto nel secolo passato un continuo declino sociale ed economico, attraverso le dittature, sfruttamento delle risorse naturali (che consistevano principalmente in legname di foresta) per coltivare la canna da zucchero o semplicemente per procurarsi legna come combustibile.
Non si sono mai istitute aree protette o programmi di tutela ambientale ad Haiti e questo aspetto ha chiaramente condizionato la salute delle risorse marine e nello specifico, delle barriere coralline, luoghi ricchissimi di biodiversità e dei famosi coralli haitiani, che rappresentavno anche una fonte di sostentamento per la popolazione locale.
Attraverso i dati forniti dalla Reef Check, che osserva le barriere coralline di Haiti dal 2005, si è giunti alla conclusione che i pescatori locali stanno pescando oltre il limite del ripopolamento, rovinando in questo modo gli equilibri che regolano la delicata catena alimentare di una barriera corallina.
Tra gli anni Settanta ed Ottanta queste favolose barriere coralline richiamavano i turisti dall'estero che praticavano diving, una vera risorsa per il settore turistico. La mancata tutela dell’ambiente ha accellerato la rovina degli ambienti naturali marini. E' doveroso riflettere sulle ragioni di questo dramma ambientale. Basterebbe osservare il grafico relativo alla crescita demografica della popolazione di Haiti per comprendere la drammaticità dell’equazione povertà : instabilità politica = assenza di tutela : crescita demografica.
La popolazione haitiana è infatti cresciuta sino a raggiungere 3,8 milioni di abitanti negli anni Settanta e succesivamente gli 8,4 milioni di persone già nei primi anni Duemila.
Attualmente la popolazione stimata, nonostante la presenza sull'isola del colera, e il terremoto del 2010, è di 8,5 milioni.
Gli ambientalisti del Reef Check stanno cercando di fare qualcosa per la barriera haitiana, organizzando premi per finanziare la tutela dell'ambiente, la formazione di volontari che si interessino della salvaguardia e di responsabilizzare i pescatori. Nonostante questo, appare evidente come il problema non possa essere superato attraverso azioni così circoscritte.
Queste problematiche andrebbero affrontate dal Governo di Haiti, promuovendo la realizzazione di un parco marino controllato, oltre costanti verifiche finalizzate al rispetto del divieto di pesca.
Sull'isola di Haiti ben oltre 54.000 persone si affidano alla risorsa ittica per il loro sostentamento. Nelle ultime due decadi i dentici e le pregiate cernie Nassau sono di fatto scomparse. Adesso i pescatori si accontentano di piccoli pesci che rivestono la funzione di mantenere la barriera corallina pulita dalle alghe. La pesca intensiva ha creato anche quel tipo di scompenso, perchè ha favorito la proliferazione delle alghe, che di fatto hanno ricoperto tutta la barriera.
Diversi ricercatori descrivono recenti immersioni svolte lungo La Gonâve Island, come scenari desolanti, in cui deserti di coralli morti erano ricoperti di alghe e spugne, nella quasi totale mancanza di pesce!
La falla nella tutela delle risorse naturali di Haiti e nell'istituzione di aree protette, sia sulla terra ferma che nel sistema mare, rappresentano i frutti marci di una direzione politica incurante della biodiversità e del fatto che un disastro ambientale sull'isola di Haiti rappresenta l'ulteriore affossamento di una tra le economie più povere del Mondo.
Ben l’85% degli abintanti dei suoi mari che la popolavano qualche decennio fa sono scomparsi.
Le cause di ciò sono collegate ai cambiamenti climatici e alla pesca intensiva.
Parliamo di Haiti, il paese che si trova nella peggiore condizione economica di tutto il continente americano, terra in cui il tristemente noto terremoto che si è abbattuto nel 2010 ha aggravato condizioni di vita già molto difficili.
Haiti si trova sull’isola di Hispaniola,dove si trova anche la più ricca Repubblica Domenicana.
La popolazione di Haiti ha vissuto nel secolo passato un continuo declino sociale ed economico, attraverso le dittature, sfruttamento delle risorse naturali (che consistevano principalmente in legname di foresta) per coltivare la canna da zucchero o semplicemente per procurarsi legna come combustibile.
Non si sono mai istitute aree protette o programmi di tutela ambientale ad Haiti e questo aspetto ha chiaramente condizionato la salute delle risorse marine e nello specifico, delle barriere coralline, luoghi ricchissimi di biodiversità e dei famosi coralli haitiani, che rappresentavno anche una fonte di sostentamento per la popolazione locale.
Attraverso i dati forniti dalla Reef Check, che osserva le barriere coralline di Haiti dal 2005, si è giunti alla conclusione che i pescatori locali stanno pescando oltre il limite del ripopolamento, rovinando in questo modo gli equilibri che regolano la delicata catena alimentare di una barriera corallina.
Tra gli anni Settanta ed Ottanta queste favolose barriere coralline richiamavano i turisti dall'estero che praticavano diving, una vera risorsa per il settore turistico. La mancata tutela dell’ambiente ha accellerato la rovina degli ambienti naturali marini. E' doveroso riflettere sulle ragioni di questo dramma ambientale. Basterebbe osservare il grafico relativo alla crescita demografica della popolazione di Haiti per comprendere la drammaticità dell’equazione povertà : instabilità politica = assenza di tutela : crescita demografica.
La popolazione haitiana è infatti cresciuta sino a raggiungere 3,8 milioni di abitanti negli anni Settanta e succesivamente gli 8,4 milioni di persone già nei primi anni Duemila.
Attualmente la popolazione stimata, nonostante la presenza sull'isola del colera, e il terremoto del 2010, è di 8,5 milioni.
Gli ambientalisti del Reef Check stanno cercando di fare qualcosa per la barriera haitiana, organizzando premi per finanziare la tutela dell'ambiente, la formazione di volontari che si interessino della salvaguardia e di responsabilizzare i pescatori. Nonostante questo, appare evidente come il problema non possa essere superato attraverso azioni così circoscritte.
Queste problematiche andrebbero affrontate dal Governo di Haiti, promuovendo la realizzazione di un parco marino controllato, oltre costanti verifiche finalizzate al rispetto del divieto di pesca.
Sull'isola di Haiti ben oltre 54.000 persone si affidano alla risorsa ittica per il loro sostentamento. Nelle ultime due decadi i dentici e le pregiate cernie Nassau sono di fatto scomparse. Adesso i pescatori si accontentano di piccoli pesci che rivestono la funzione di mantenere la barriera corallina pulita dalle alghe. La pesca intensiva ha creato anche quel tipo di scompenso, perchè ha favorito la proliferazione delle alghe, che di fatto hanno ricoperto tutta la barriera.
Diversi ricercatori descrivono recenti immersioni svolte lungo La Gonâve Island, come scenari desolanti, in cui deserti di coralli morti erano ricoperti di alghe e spugne, nella quasi totale mancanza di pesce!
La falla nella tutela delle risorse naturali di Haiti e nell'istituzione di aree protette, sia sulla terra ferma che nel sistema mare, rappresentano i frutti marci di una direzione politica incurante della biodiversità e del fatto che un disastro ambientale sull'isola di Haiti rappresenta l'ulteriore affossamento di una tra le economie più povere del Mondo.